Nonostante i guai interni, l’Italia pronta a una guerra?

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di Salvo Barbagallo

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Nonostante le mille problematiche che affliggono il Paese, l’Italia è sempre e comunque pronta (e disponibile?) alla guerra. Nonostante la collettività nazionale si sia espressa chiaramente con il Referendum a difesa della Costituzione Italiana e dei suoi articoli, il Governo (direttamente o indirettamente) continua ad avallare tutte le possibili partecipazioni ad esercitazioni belliche sia nell’area territoriale nazionale, sia anche fuori dai confini. Cero, l’etichetta è sempre la stessa: tutto si svolge in “ambito NATO”, e quindi tutto è giustificabile sotto l’ombrello della “Alleanza” alla quale non ci si può sottrarre. Così al sud, nelle acque del Mediterraneo, nelle acque del Canale di Sicilia che vengono solcate quotidianamente dai barconi di migranti che partono dalla Libia per raggiungere le coste della Sicilia, oggi ha avuto inizio la “Dynamic Manta 2017”, mentre nel lontano nord, ai confini con la Russia, in Lettonia, verranno schierati 150 militari.

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Come abbiamo già anticipato nei giorni scorsi, la “Dynamic Manta 2017”che vedrà presenti nelle acque del Mediterraneo sino al prossimo 24 marzo mezzi aeronavali bellici provenienti da 10 Paesi Alleati, riuniti per “un addestramento alla lotta anti sommergibile e alla lotta contro navi di superficie”. L’Italia prende parte a queste manovre con il cacciatorpediniere Luigi Durand De La Penne, il sommergibile Pietro Venuti, e un elicottero SH90 della Marina Militare, e fornisce supporto logistico con il Comando Marittimo della Sicilia, la Base Navale di Augusta e la Base Aerea di Sigonella. I Paesi impegnati nella “Dynamic Manta 2017” sono Canada, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Grecia, Norvegia, Spagna, Turchia e Stati Uniti d’America. I sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti, sono sotto il controllo del Comando Sommergibili NATO (COMSUBNATO) e opereranno con 10 navi militari di Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti e opereranno con 10 navi militari di Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti. Le navi in addestramento saranno supportate da 14 aerei da pattugliamento marittimo ed elicotteri di Canada, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Grecia, Norvegia, Spagna, Turchia e Stati Uniti.

Ovviamente flottiglia e aerei sono operativi da giorni, in preparazione dell’avvio all’esercitazione, e pertanto nessuno stupore per la presenza nel porto di Catania di nove navi militari facenti parte dello “Standing Maritime Countermeasures Group 2” della NATO. Le nove unità militari di nazionalità italiana, greca, canadese, francese, spagnola e turca (tre spagnole, tra cui un sommergibile, due greche, una italiana e altre tre battenti bandiera canadese, francese e turca), sono rimaste ormeggiate presso le banchine del porto per tutto il weekend. Grande soddisfazione dei catanesi perché il capoluogo per alcuni giorni è stato frequentato da 2000 marinai, che hanno avuto la possibilità di dedicarsi alla scoperta delle bellezze paesaggistiche, architettoniche ed eno-gastronomiche. Anche questo, tutto sommato, fa turismo… Soddisfatto anche Enzo Bianco che, a Palazzo degli Elefanti, ha ricevuto la visita dei comandanti delle nove unità navali, accompagnati dal contrammiraglio Martello, che oltre a intrattenersi in cordiale colloquio con il sindaco, hanno firmato il libro d’onore della città…

Per quanto concerne il fronte del nord dove devono collocarsi i 150 soldati italiani, si apprende che già sono state raccolte oltre 20.000 firme per una la petizione contro l’invio del contingente italiano in Lettonia nell’ambito della missione Nato, avviata dal noto blogger romano Tommaso Longobardi. La petizione sottolinea che “… l’invio di soldati italiani in Lettonia è una provocazione implicita alla Russia: tale azione dovrebbe essere vietata per una nazione che sulla Carta costituzionale dice di ripudiare la guerra…”. Una petizione che, per quante firme potrà raccogliere, alla fine non avrà alcun peso, tenuto conto che sulla vicenda già si è espresso lo stesso premier italiano Paolo Gentiloni che ha sostenuto che “Non si tratta di un atto di aggressione ai danni della Russia, ma di semplice difesa dei confini NATO”…

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